Tenendo per mano il sole. Maria Lai al MAXXI

Domenica scorsa finalmente sono riuscita a visitare la grande retrospettiva di Maria Lai (Ulassai, 1919 – Cardedu, 2013) allestita al MAXXI, Museo nazionale delle arti del XXI secolo di Roma, in occasione del centenario della nascita di questa immensa artista, esponente di spicco della fiber art non solo italiana.

Ne sono uscita con la sensazione di aver fatto l’esperienza del lavoro della Lai e non solo di aver visto le sue opere.

Il percorso espositivo è, infatti, mirabilmente organizzato per prendere letteralmente per mano il pubblico e guidarlo all’incontro dapprima con i lavori e via via sempre di più con l’artista stessa.

Attraverso un numero congruo di opere ed un sapiente supporto di citazioni, video, interviste, il visitatore è trascinato in una spirale di emozioni sempre più coinvolgenti. Per quanto mi riguarda, se l’approccio alla mostra ha in un primo momento un taglio più ‘concettuale’ ed ‘intellettuale‘, con il procedere dai telai ai libri cuciti alle cosmogonie, la relazione tra io/pubblico e artista attraverso l’opera diventa molto più emotiva, intima, quasi familiare.

Davanti alla incontenibile forza narrativa dei suoi fili mi torna alla mente una frase che ebbe a scrivere Pietro Citati a proposito di Carlo Cassola. “(…) ha infuso in ogni momento della banalità quotidiana il segno inesauribile della vera vita”.

La mostra si articola in sei sezioni partendo da ESSERE È TESSERE | CUCIRE E RICUCIRE, che raccoglie i telai degli anni sessanta quando la Lai trova nel filo e nel telaio il suo medium espressivo, metafora di quella volontà di mettere in relazione, di connettere oggetti, persone, momenti. In queste opere, materiali di recupero anche molto diversi fra loro trovano un senso compiuto attraverso il telaio, laddove l’ordito diventa lo spazio delle infinite possibilità. ESSERE È TESSERE cita il titolo della grande azione partecipativa ideata dalla Lai ad Aggius nel 2008 e riassume perfettamente la visione che permea tutta la sua ricerca nonché il recupero e la rivalutazione del corpo di tradizioni, istanze, competenze proprie della Sardegna, sua terra d’origine, che da qui in avanti entreranno nel lavoro della Lai.

La seconda sezione, L’ARTE È IL GIOCO DEGLI ADULTI | GIOCARE E RACCONTARE è una raccolta eterogenea di opere che vanno dalle fiabe cucite alle carte da gioco I luoghi dell’arte a portata di mano ai libri cuciti, tutte accomunate dalla volontà di stabilire un nuovo rapporto di intimità con l’opera d’arte nonché un invito a mettere a rimettere in movimento la creatività.

Quasi senza soluzione di continuità, ci si ritrova nella terza sezione, OGGETTO PAESAGGIO. DISSEMINARE E CONDIVIDERE, un corpo di pere dove la parola chiave è ‘relazione’, ispirate o nate nell’intimità del quotidiano e spesso donate o dedicate alle persone che circondano l’artista.

Poco oltre, salendo, ecco le Geografie de IL VIAGGIATORE ASTRALE. IMMAGINARE L’ALTROVE. Uno sguardo verso l’altrove dove il filo crea il legame fra mondi lontani e universi da scoprire. Un invito ad andare oltre, a scoprire i mondi oltre il nostro orizzonte, a inventare nuove cosmogonie.

Più oltre nella sezione L’ARTE CI PRENDE PER MANO. INCONTRARE E PARTECIPARE. sono documentati i progetti di arte partecipata e gli interventi per gli spazi pubblici dove l’arte diviene davvero incontro e partecipazione. E dunque ecco il video e la bella serie di foto di Gianni Berengo Gardin, di LEGARSI ALLA MONTAGNA, una grande azione collettiva di ricucitura del legame tra la comunità e il territorio realizzata ad Ulassai nel 1981 e alla quale seguiranno diversi interventi alcuni dei quali con carattere permanente: L’arte ci prende per mano, L’albero del miele amaro – una performance teatrale collettiva del 1997 a Siliqua – Essere è tessere – la già citata installazione permanente nel paese di Aggius che raccogliere le opere di tessitura collettiva della comunità – ma anche i grandi varani in stoffa de La disfatta dei varani – un progetto pensato per la comunità di Camerino e mai realizzato.

Da qui la rampa in discesa ci porta idealmente fuori dai luoghi della mostra per incontrare MARIA LAI E L’OGLIASTRA, la narrazione degli interventi più recenti nella regione in cui è nata e cresciuta e dove si è stabilita negli ultimi anni e che culmineranno nel 2006 con la creazione della Stazione dell’Arte di Ulassai.

Poco prima di congedarsi chiude il percorso la biografia dell’artista arricchita di fotografie, testimonianze, citazioni.

Sia che amiate e conosciate il lavoro di Maria Lai o che non abbiate idea di chi sia, consiglio di non perdere l’occasione di visitare questa grande mostra. Terrete per mano il sole, vi garantisco, e vi perderete in un universo parallelo dal quale non vorrete più riemergere.

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