Dal laboratorio tessile di famiglia della sua infanzia fino agli anni trascorsi nel mondo della moda, tutta la storia personale di Gloria Campriani è intrecciata con i fili. Inevitabile quasi che la sua ricerca artistica si orientasse definitivamente verso la fiber art di cui declina le tecniche off loom creando piccoli e raffinati lavori, installazioni site specific e opere ‘monumentali’ complesse e suggestive.
In questa intervista mi ha raccontato di sè e del suo rapporto con il medium ‘filo’, dei suoi progetti e della sua visione dell’arte che è anche la sua filosofia di vita.

Io: Scorrendo la tua biografia sembra che il filo, in una forma o nell’altra, sia nel tuo DNA. Dedicarti alla fiber art è stata una scelta maturata lentamente oppure un ‘inevitabile destino?
GC: Sono cresciuta nel laboratorio artigianale di famiglia, in cui ho giocato fin da piccola con i rocchetti e gomitoli di filo. La famigliarità con i filati e i miei percorsi successivi, nel campo della moda, sono stati determinanti nella mia scelta di vita. Le aziende, per le quali ho lavorato, per esempio, collaboravano con i migliori brand internazionali e i miei primi maestri devono essere ricercati anche fra i designer, con i quali sono entrata in contatto durante questo periodo.

Io: Il filo non è soltanto un medium per te: che significato simbolico e quale valore ‘concettuale’ gli attribuisci?
GC: Io filo per dar forma al mio pensiero. Il linguaggio simbolico legato al filo è continua fonte di ricerca per me. Interpreto “tessiture” di rapporti sociali attraverso l’incessante sperimentazione nel campo della Fiber art. La mia ricerca si basa, sostanzialmente, sul comportamento umano in termini di interazione, su cui costruisco anche performance. Focalizzo nel comportamento empatico la possibilità di trovare varie vie allo sviluppo in tutti i campi. Promuovo e aderisco, pertanto, a tutti quei progetti che riescono a costruire e sviluppare una forte interazione fra cultura, istituzioni, impresa e economia per il raggiungimento di obbiettivi comuni e una crescita insieme.

Io: Le tue opere sono realizzate off loom, ovvero non a telaio, senza strumenti se non le mani; perché questa scelta? E è una tecnica che utilizzi sin dall’inizio oppure che hai maturato nel tempo?
GC: Come tessitore d’arte (o artist weaver), non prevedo l’utilizzo di alcun strumento tecnico, eccetto l’uso delle mani. Nella Fiber Art, corrente a cui faccio riferimento, infatti, la tessitura si sostiene da sola, senza ricorrere all’aiuto di nessun adesivo o colle. Il mio particolare metodo Off loom (senza l’utilizzo di telai), prevede l’annodamento a mano, come mostro in molte mie perfomance interdisciplinari, in collaborazione con vocalist, poeti e performer; anche per sottolineare, l’importanza dell’interdisciplinarietà, nei vari campi del sapere.

Io: Se volessi trovare due parole chiave per raccontare le tue opere direi ‘relazione’ e ‘interazione’. Trovi che siano appropriate?
GC: Si! Il filo per me è modello di connessione, interazione, dialogo, sintonia, contaminazione, relazione, legame, continuità ecc.

Io: La tua ricerca artistica ti ha condotta fino ad installazioni molto complesse a cui si aggiungono video e performance/interventi. È importante – e quanto – continuare sempre a sperimentare nel tuo lavoro?
GC: L’arte contemporanea è prevalentemente ricerca, ciononostante, nel tempo si elimina quello che non serve più e si portano avanti gli elementi che continuano ad essere sempre validi per le nuove indagini.

Io: Come nascono le tue opere?
GC: Io sono un’inguaribile curiosa e le mie fonti di ispirazione possono essere di varia natura: la lettura di un libro, l’esperienza di un viaggio, un film, un’opera teatrale, ecc. Prima di iniziare a realizzare una scultura tessile, indago, scelgo materiali e colori infine schizzo. Negli altri casi, accolgo la proposta a tema e cerco di interpretarla al meglio.

Io: Hai realizzato diverse installazioni site specific, alcune di arte ambientale e land art. Quali sono le sfide e le difficoltà di operare in stretto rapporto con i luoghi?
GC: Recentemente mi sono state commissionate installazioni di land art site specific. Mi è stato richiesto di interpretare la natura all’interno del Parco dei Pini di Bologna, presso Teatri di Vita. Mi è piaciuto molto lavorare in tal senso, poiché, ancora una volta, ho creato interazioni, dialoghi, sintonie, relazioni, legami e armonie e equilibri. Questa è la mia metafora!

Io: Quali sono i materiali che prediligi?
GC: I filati che utilizzo mi vengono donati dall’azienda Filpucci Gualtieri di Prato. Non scelgo i filati ma ritiro rimanenze di magazzino confezionate in una scatola chiusa. Quando progetto e faccio ricerca nei colori, sono solita metterne insieme più di uno per ottenere il risultato desiderato.
Miscelo e sfumo, come avviene quando si dipinge con le tempere. Nel caso in cui mi mancano colori basilari per il mio piano di lavoro, faccio una richiesta precisa presso l’azienda, oppure li acquisto altrove. La bellezza del filato e strettamente legata al risultato che devo ottenere per il progetto.

Io: Quali sono le tue maggiori fonti di ispirazione o le istanze da cui nascono le riflessioni che sfociano poi in un’opera d’arte?
GC: Il tutto scaturisce sempre e comunque dall’osservazione. Focalizzo il comportamento umano in termini di interazione e lo racconto da un punto di vista artistico con installazioni, performance, sculture e video.

Io: Quali messaggi vuoi veicolare attraverso il tuo lavoro?
GC: “Da soli non andiamo da nessuna parte!” Nonostante il crescente egoismo sociale è fondamentale assumere un atteggiamento più empatico possibile che possa aiutarci a stare insieme con buon senso civico. Un atteggiamento di fiducia nei confronti degli altri, orientato alla disponibilità a cooperare, è l’unica possibilità per migliorare la nostra società e proteggere l’ambiente in cui viviamo.

Chi è Gloria Campriani
Gloria Campriani nasce a Certaldo e cresce nel laboratorio artigianale tessile di famiglia. Lavora per anni in aziende che collaborano con i migliori brand di moda internazionali. I suoi primi maestri vanno ricercati anche fra i designer con i quali è entrata in contatto durante la sua attività professionale. Queste esperienze si riveleranno, più tardi, determinanti nella scelta dell’utilizzo del filo come uno degli strumenti principali del suo percorso artistico. La sua formazione multidisciplinare passa attraverso gli studi di lingue con lunghi soggiorni all’estero, di pedagogia, di teatro e d’arte frequentando corsi presso varie Accademie incluso il corso di Anatomia artistica presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze. Attenta alle mutazioni della società nel 2018, frequenta il corso di antropologia sociale con la professoressa Simonetta Grilli presso l’Università di Siena. Le sue origini legate al filo le impongono una particolare attenzione alla corrente della Fiber Art, da cui trae ispirazione declinandone i linguaggi in chiave contemporanea.
Gloria Campriani lavora, da sempre, insieme ad artisti e ricercatori confrontandosi con la sperimentazione. Da anni i suoi lavori sono esposti in sedi istituzionali e gallerie d’arte, in mostre collettive e personali, e selezionati nell’ambito di progetti e premi nazionali ed internazionali. Alcune sue opere sono nelle collezioni permanenti di siti museali e pubblici.

Contatti
Instagram: @gloriacampriani
Facebook: https://www.facebook.com/gloriacampriani.arte
LinkedIn: https://www.linkedin.com/in/gloria-campriani-a8773012a/

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