Bubyperry e le sedie pensanti

In mostra durante la Milano Design Week le sedie pensanti di BubyPerry – ovvero Lucia Bubilda Nanni e Elisa Perini – ci ha(nno) raccontato come nascono e dove vanno le loro sedie ricamate.

Lucia Bubilda Nanni (Ravenna 1976) laureata in Filosofia, nella sua prassi artistica passa dalla vernice colata alla colata di fili, usando come pennello l’ago della sua macchina da cucire, strumenti con i quali continua ed estende la sua passione per la storia delle idee, dei materiali, delle forme organiche e delle tracce da decifrare in un continuo errare speculativo. Un errare che diventa propriamente errore, errore tecnico, problema da risolvere: sempre fatalmente indispensabile (il caso necessario, e la necessità casuale) per il continuo spostamento trasformativo. Per molti anni si è concentrata sugli insetti indagando, attraverso il segno (tessile e non), il rapporto tra individuo e specie. Dal volto di un insetto è passata al volto umano, incontrando la fisiognomica del Lavater. Al corpo è approdata nelle sue ricerche sul rapporto tra isteria e misticismo.

Elisa Perini (Ravenna 1973) è laureata in Conservazione dei Beni Culturali con indirizzo Archeologico e si trasferisce a Valencia dove lavora come restauratrice archeologica al Museo Valenciano della Preistoria specializzandosi nel restauro di materiale inorganico come vetri, metalli e soprattutto ceramica iberica (dal VI al I a.C.) che è attualmente parte della collezione permanente; continua sempre a Valencia la sua formazione specialistica sul restauro della ceramica all’Università Politecnica. A Londra, approfondisce i materiali con un master scientifico (Technology and analysis of inorganic archaeological materials) all’Institute of Archaeology, University College of London e un’esperienza lavorativa al British Museum; qui si innamora di ombrelli antichi (collezionandoli), mobili del ‘900 (con un focus sulle sedute) e di materiali tessili in generale. Rientra in Italia dove svolge un corso di Storia e Restauro del Mobile Antico tra Bologna e Ravenna.

Ed ecco qui cosa ci ha(nno) raccontato direttamente dalle parole di Nanni:

Io: Cosa c’è dietro, sotto e dentro il brand BubyPerry? E poi, è un brand oppure…cosa?
B&P: C’è una sedia. “Quella sedia lì va spostata” diceva Gaber in un monologo e ancora: “cinquecentomila firme per spostare una sedia”; ecco la nostra sedia non è un problema urgente, non è un trono, non è uno curule senatorio. Non è la sedia del potere, è la sedia del possibile, è una sedia pensante (SediMenti). Bubyperry è la crasi di Bubilda e Perini.

Io: Come prendono forma i vostri progetti – trovate o cercate gli elementi da restaurare/lavorare?
B&P: Elisa fa molta ricerca, ovunque vada ha sempre un occhio vigile sugli oggetti d’epoca e di modernariato, ha una grande passione per le sedute, per ombrelli e posateria, per lampadari, appliques, lampade da tavolo, oggetti curiosi e oggetti di uso quotidiano, una passione nata a Valencia frequentando los rastros e a Londra i charities markets e antiquities. Fino a poco tempo fa, quando viaggiava, metteva sempre in valigia le sue posate personali e due candelabri di madre perla e argento, un po’ come Jean Valjean! ( il protagonista di I Miserabili).

Io: Quando e come è nata la vostra idea?
B&P: È uno dei tanti modi della nostra amicizia, abbiamo già fatto tante cose insieme ma a questa cosa abbiamo deciso di dedicare più tempo.

Io: Come procedete per svilupparne concept ed estetica?
B&P: Non lo so, non sviluppiamo, non ci espandiamo. Le sedie pensanti devono rimanere un piccolo numero: i Gioielli Indiscreti ad esempio erano in tutto 14 sedute e già abbiamo superato il proverbiale numero 9 che indica de Quincey in Gli ultimi giorni di Immanuel Kant poiché i perfetti commensali devono essere più delle Grazie e meno delle Muse. Il primo progetto di Bubyperry è stato infatti legato ad un ideale cenacolo di amiche attorno a Moderata Fonte (pseudonimo di Modesta Pozzo de’ Zorzi, Venezia 1555-1592) che scrisse Il merito delle donne sotto forma di dialogo: sette donne veneziane unite “da cara e discreta amicizia”, s’incontrano nella “casa bellissima” con un “giardino bellissimo” di una di loro, e nell’arco di due giornate discutono sulla condizione della donna e sui rapporti con l’uomo. Questo scritto pubblicato postumo a inizio Seicento, sottolinea l’importanza dell’insegnamento reciproco fra donne in vari campi del sapere, tra cui le scienze naturali e la medicina, per emanciparsi dal potere maschile e si conclude con una richiesta agli uomini di una maggiore comprensione e collaborazione. SediMenti, i Gioielli Indiscreti, vuole ricordare questo simposio e immaginarne altri, liberi e aperti senza però dimenticare il gioco del segreto, dell’esperienza singola, privata e irriducibile a qualsiasi dover essere, per questo lo abbiamo legato al libello licenzioso e ironico di Diderot, dove i gioielli indiscreti sono le vagine parlanti che rivelando segreti creano scompiglio.


Le 14 donne che abbiamo scelto per questo ideale e immaginario cenacolo sono: Margherita Hack, Hedy Lamarr, Clara Schumann, Peggy Gou, Nadia Comaneci, Joséphine Baker, Marta Marzotto, Peggy Guggenheim, Simone Weil, Marie Curie, Maria Montessori, Nilde Iotti, Marta Cartabia, Dorothy Crowfoot Hodgkin, e se qualcuno si vuole aggiungere, si faccia ritrarre!

Nel 2022, per presentare questo cenacolo, abbiamo riportato idealmente gli strappi trecenteschi di Santa Chiara (ora al Museo Nazionale di Ravenna) nella sua sede originaria, ovvero l’abside della Chiesa di Santa Chiara, ora divenuto Teatro Rasi. Sembra facile pensare di fotografare qualcosa dove si vuole ma non lo è! Ringraziamo ancora tanto quindi chi lo ha reso possibile: la conservatrice del Comune di Ravenna (Giorgia Salerno), il Teatro Rasi (Alessandro Arniani), il Museo Nazionale (Elisa Emaldi e Serena Ciliani) e Virginie, la nostra Moderata Fonte.

Io: Come definireste le vostre ‘opere’?
B&P: Suidi Pensanti! Sono le ultime Sedie Pensanti, le abbiamo fatte diventare dei maiali, una famiglia di maiali che osserva il mondo degli uomini, un po’ come fa una scimmia in Lettera di una scimmia di Restif de la Bretonne. E come dice il paleontologo che incontra in treno Felix Krull, “l’occhio del porco è più simile all’occhio umano di qualsiasi scimmia”. Ho disegnato dei maiali per l’Opera teatrale di Spreafico Eckly & Matteo Fargion, Durante and the Bad Loves (Purgatorio X-XXVI), che ha debuttato lo scorso anno in Norvegia; ho osservato meglio i maiali che sempre accompagnano Sant’Antonio Abate in tutte le sue rappresentazioni e, così, io e Elisa ci siamo innamorate dei maiali. Un grufolare incessante (i maiali scavano, cercano, scoprono, sondano il terreno inarrestabilmente) ritmato dallo squillante tintinnio di una campanella: i maiali dell’ordine ospedaliero di Sant’Antonio ebbero il privilegio, fino al XVI sec., di grufolare per le strade di Parigi e la campanella era il loro passaporto di libertà.

Sant’Antonio Abate è stato il padre del monachesimo, il suo fu un romitaggio continuo perché se ne voleva proprio star da solo! Prima davanti alla sua casa, ma le persone ancora lo cercavano, allora si spostò fuori del paese, ma ancora i viandanti chiedevano di lui; allora prese la strada del deserto, poi ancora una grotta usata come sepolcro, e infine si spostò più lontano verso il Mar Rosso, sulle montagne del Pispir. La sedia è un elemento essenziale dell’abitare umano; una sedia è già una casa, una colonna per stiliti, una tana, un luogo ascetico ma anche conviviale, Forse le nostre Suidi Pensanti sono maiali ascetici! Nella storia della pittura il maiale non è solo il compagno di Sant’Antonio ma anche un simbolo luciferino e di discriminazione (degli ebrei ad esempio); mille sono i modi di dire e i luoghi comuni che lo riguardano: improbo, sporco, impuro; era un animale dei boschi, è diventato un animale dei grattacieli (vd. i recenti allevamenti di maiali in Cina) perché il più prolifero, il più somigliante all’uomo dopo la scimmia (vd. l’uso sperimentale in medicina, dall’insulina all’embrione, nell’ingegneria genetica) e perché del porco non si butta via niente.

Bubyperry invece ha deciso di buttare via tutto e di ascoltare solo quel tintinnio della sua antica libertà e quel “basso profondissimo e un falsetto mirabile” come dice, nel Trionfo ed Eccellenza del Porco, Giulio Cesare Croce.

Io: Lavorate anche a opere su commissione?
B&P: Sì, lo abbiamo fatto, lo facciamo e lo faremo.


Io: Dove si possono vedere le vostre creazioni?
B&P: Le abbiamo esposte per la prima volta a SCD Studio a Perugia poi nel gennaio del 2023 a Milano, ospiti di Adolfo Carrara a Homi nel suo grandioso allestimento dello spazio fiera. A Homi io e Elisa abbiamo pedinato una giacca per tutta la fiera, stupenda, una giacca da uomo con ricami in filo d’oro e d’argento. Qualche ora dopo, con nostra grande sorpresa, la giacca è arrivata da noi. Era l’architetto Carlo Rampazzi! Un amore reciproco, lui si è innamorato delle Sedie Pensanti e ne ha portate alcune con sè nel suo studio di Ascona. Siamo state fortunate perché, negli stessi giorni, abbiamo incontrato anche Marco Bertoli, che proprio in quel periodo stava aprendo a Milano lo spazio M45, inaugurato poi con una mostra su Andy Warhol, e qui, da mercoledì 10 aprile fino al 20, si potrà vedere Così Lontano Così Vicino: in mostra, oltre ai nostri Suidi Pensanti, ci saranno opere di Mara Fabbro, Gisella Chaudry e Alice Padovani. (ne sono molto felice e non vedo l’ora, conoscere Mara, Gisella e Alice è stato entusiasmante, letteralmente, a fine giornata mi girava la testa)

Io: Progetti a cui state lavorando? E per il prossimo futuro?
B&P: Il solidus! Sarà un progetto dedicato alla numismatica. Silenzio! Parla Costantino.

Ph.credit Marco Parollo

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