Il MACTE ospita “Ersilia. Praticare l’altrove”

 di MonnaLisa Salvati

Il MACTE, Museo di Arte contemporanea di Termoli, struttura inaugurata nel 2019, si presenta come una vivace realtà artistico/culturale nel territorio termolese e sicuramente merita una visita per le interessanti proposte di cui si è fatto fautore nel corso di questi cinque anni.

Ulteriore motivo per farci una capatina è visitare Ersilia. Praticare l’altrove, una mostra d’arte contemporanea a cura di Alice Labor e Ginevra Ludovici fruibile fino al 1° giugno.

L’embrione del progetto è la trasposizione di un podcast del 2020 in un percorso espositivo che vede interagire, come in una piazza, nello spazio centrale del MACTE, le opere di artisti differenti per provenienza geografica, artistica e culturale.

Ersilia, omaggio alla città invisibile di Italo Calvino, diventa il pretesto per far coesistere, convivere e confrontare realtà variegate che qui trovano concretizzazione in installazioni di differenti pratiche artistiche.

Nel momento stesso in cui si mette piede nel museo l’eco di una sonora risata richiama il visitatore e lo conduce al corpo centrale della struttura. Qui l’attenzione viene catturata dalle immagini proiettate sul maxischermo di un gruppo di donne alle quali appartengono le risate. Si tratta dell’opera di Anouk Chambaz dal titolo “Mon rire est cascade” che vede proiettata l’immagine di cinque donne che su una terrazza romana sono impegnate in un gioco di complicità e condivisione progettuale. Sono attiviste, alcune appartenenti all’associazione Donnexstrada, che si adoperano per garantire la sicurezza femminile nelle strade. Tutta la scena s’incentra sulla risata scaturita da una battuta fatta, nota solo a loro, che racchiude l‘intensa complicità e il senso di appartenenza. Nell’opera la risata è simbolo sovversivo, gesto di resistenza e di emancipazione.

Nella stessa sala si trova anche “The City Behind You” l’opera dell’artista poeta, traduttrice e scrittrice Allison Grimaldi Donahue. Anche qui un chiaro omaggio a Italo Calvino, le sei poesie esposte nascono dal rimaneggiamento de Le città invisibili. Le sei poesie sono state tradotte nelle lingue più diffuse a Termoli in seguito a processi migratori (italiano, albanese, rumeno, inglese, arabo e marocchino)

La terza opera esposta, “Le fuggitive”, è di Perla Sardella. Sei stampe in tessuto bianco e nero pendono dal soffitto. Le immagini impresse, estrapolate da cinque film cari all’artista, sono fissate in un movimento che le rende fluide, come se fossero attraversate dal vento o aderissero al movimento delle onde del mare. I personaggi rappresentati, uomini, donne, bambini, sono la trasposizione di tematiche sociali e cercano, attraverso un loro apparente movimento, di sfuggire dalla identificazione sociale e di ridefinirsi in maniera autonoma.

Una tendina immersiva rappresenta il confine fisico, la soglia di attraversamento per immergersi in “Verde brillante”, l’opera di Teresa Satta. Il visitatore viene invitato non solo ad attraversare ma anche a sostare sotto questa tendina, costituita da perline di colore verde brillante utilizzate per creare ornamenti ai costumi delle donne di Darién. Dopo l’attraversamento il visitatore può sedersi, indossare delle cuffie e guardare la video installazione che racconta della quotidianità di una comunità Kuna rimasta intatta nelle proprie tradizioni grazie alla impenetrabilità della foresta pluviale. L’attraversamento della tendina vuole riproporre un rituale tipico di questa comunità che vive a confine fra la Colombia e Panama.

La sala attigua, interamente dedicata all’opera di Beatrice Celli, “La festa macabracadabra”, ricrea l’atmosfera che si vive a Castelli durante la festa di Sant’Antonio. Una festante atmosfera accoglie ‘Sorella carovana’, una casa mobile fatta di tessuti ricamati dall’artista con materiali della tradizione teramana. Amuleti la proteggono da occhi e sguardi indiscreti. Un maialino incensiere, collocato sulla pila di legno, rimanda alla tradizione della cura collettiva. Una serie di oggetti scaramantici circonda Sorella carovana: dal soffitto pendono campane dalle forme astruse che sembrano appartenere al mondo marino, sulle pareti bambole in ceramiche dall’aspetto zoomorfo rivestite con tessuti appartenenti alla tradizione che rappresentano ex voto e/o amuleti. Infine in un piatto antico di ceramica appare l’immagine di Santa Lucia. Attraverso quest’opera l’Artista propone la ritualità della tradizione contadina tipica delle feste dell’entroterra abruzzese.

Una opinione su "Il MACTE ospita “Ersilia. Praticare l’altrove”"

Lascia un commento

Progetta un sito come questo con WordPress.com
Comincia ora