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Monica Paulon

Dalle opere d’arte tessile da indossare alla poesia delle sue eteree installazioni in organza, Monica Paulon mi ha condotto attraverso il suo mondo fatto di scampoli, di scarti, di lana e di seta, dove prendono forma – e vita – idee, progetti, emozioni.

Io: Il felting è la peculiarità dei tuoi lavori. Mi spieghi cos’è e perché hai scelto di utilizzare questa tecnica?

MP: Il feltraggio della lana è una tra le più antiche tecniche tessili dell’uomo. Il feltro nasce dall’aggregazione di fibre di lana o altri peli animali, che trattati con umidità e manipolazione si uniscono tra loro liberandosi da infiniti e disordinati nodi, formando un resistente e igroscopico tessuto non tessuto. È questa la magia che mi attrae e sorprende ogni giorno in studio da ormai 18 anni: una trasmutazione operata da elementi naturali che lascia estrema libertà alla mia espressione artistica, un arcaico lavoro manuale che, non avendo bisogno di utensili e lontano dall’idea di trama e ordito, libera il mio agire gestuale.

Monica Paulon | “Infinito” | felting, scarti tessili, lana | cm.150×150 | 2018

Io: Dove e quando è nato il tuo interesse per le fibre e i tessuti? 

MP: In ogni mio ricordo c’è traccia di questo materiale, da quando da bimba vestivo e svestivo le bambole a quando, tornando a casa da scuola, riutilizzavo gli scarti prodotti da mia madre che al tempo confezionava cravatte in seta. Una passione che istintivamente mi ha portato a scegliere un corso di studi dedicato alla sartoria e al figurino di moda.  

La sensazione che ho quando mi trovo tra le mani un tessuto naturale è sempre la stessa: qualcosa di ancestrale, di antico, la stessa che si ha quando si tocca la sabbia, il mare, la terra. L’unione al tutto.

Monica Paulon | opera tessile

Io: Quali sono e con che criterio scegli i materiali che utilizzi nelle tue opere? 

MP: Come per i miei abiti, anche nei miei lavori puramente artistici utilizzo solo materiali organici. Le immagini che rendo visibili e tangibili sono già in natura, non faccio altro che selezionare, unire, aggregare, scaldare, elementi naturali. Tra questi ho scelto di usare scarti tessili, in senso più ampio ciò che viene percepito come fallato, non idoneo, sbagliato, diverso, avanzo, rifiuto.

Raccolgo le storie di materiali abbandonati e, attraverso l’attenzione e la cura, suturo le ferite, pacificando queste idee-immagini, e svelo la loro preziosa vitale natura.

Monica Paulon | Kimono

Io: Nel 2003 hai creato il marchio Artefeltro. Mi racconti di cosa si tratta?

MP: La passione per i tessuti mi ha portato a scegliere un percorso scolastico professionale dedicato alla moda, che mi ha dato le basi per essere autonoma nella costruzione di un abito, ma già durante quel periodo ricordo di essere entrata in crisi: l’assemblaggio dei vari pezzi del modello mediante delle cuciture non mi gratificava affatto. Qualche anno più tardi, durante una vacanza da mia zia in Trentino, ho incontrato la tecnica del felting, l’anello mancante che avrebbe unito in modo naturale i materiali che amo. 

Artefeltro è l’essenza di anni di sperimentazione e ricerca del “vestito dell’anima”, un prezioso abito che per materiale, forma e colore risuoni con chi lo indossa e che inquini il meno possibile, perché ogni volta che laviamo una fibra non organica produciamo microplastiche che contaminano le nostre acque e di conseguenza il nostro cibo.

Il progetto Artefeltro reinventa il tradizionale tessuto rustico, trasformandolo in materiale prezioso ed eco-sostenibile: le innumerevoli caratteristiche delle fibre di lane fini e lucenti sete tessili, rigorosamente recuperate nel territorio comasco, diventano capi unici, quadri tessili da indossare, abiti che abbracciano, e che con poche o senza cuciture si modellano sul corpo. Capi da “abitare” come una seconda pelle, 100% organici, per rispettare il nostro corpo e ciò che ci circonda.

Monica Paulon | “Vestirsi di luce”

Io: Dove trovi l’ispirazione per i tuoi lavori? 

MP: Dalle immagini che incontro; mi lascio trasportare fiduciosa da questo fiume che percorre la mia anima. Non ho idea di quello che rappresenterò, è l’idea stessa che si manifesta. Mi metto solo in ascolto e osservo.

Io: Che significato ha per te il filo?

MP: La prima immagine che mi appare pensando al filo è il funicolo ombelicale, quel cordone che ci unisce alla nostra esistenza terrena, che ci nutre. Nel quotidiano ritrovo e percorro quel filo immaginario, negli eventi sincronici disposti sulla trama della vita, sui legami e i nodi da sciogliere nelle relazioni, delineando il mio percorso. 

Monica Paulon | “Frammenti” | felting, scarti tessili serici, lana, cera d’api | 2018 | particolare

Io: Qual è l’opera, l’installazione o progetto a cui ti senti più legata?

MP: Come ogni madre, non ho un figlio prediletto, tutte le opere hanno una loro genesi, come ogni gradino di una scala che si percorre ha la sua utilità: tutti i miei lavori concorrono alla mia crescita personale e artistica.

L’opera tessile “Infinito” è, non meno delle altre, un passaggio. Con il mio medium, racconto una pacificazione con il territorio che mi ha dato i natali. Dedicato alle mie radici biologiche, attraverso la forza e la bellezza dei fili dell’ordito di seta — che ho tra le mie mani e che disegnano le colline comasche — riconosco le sue e le mie infinite potenzialità e mi accorgo che, come il cordone ombelicale, mi ha nutrito di tutto ciò di chi avevo bisogno e che non potevo che avere utero materno più adatto della mia città: Como.

Io: Nella narrazione dei tuoi lavori rintraccio sovente il rimando alle radici: i legami affettivi, l’infanzia, il luogo di appartenenza. Quanto contano nella genesi dei tuoi lavori?

MP: Nei miei lavori celebro la natura e la sua armonia: il magnifico paesaggio lariano non si nasconde davanti ai miei occhi ma, anzi, si racconta attraverso la sua materia prima nota in tutto il mondo: la seta. Un legame intrinseco con la mia storia personale e artistica. È stato naturale partire dalle immagini e dai materiali a me più vicini, ma sono sicuramente aperta a sondare altri materiali e territori che mi si presenteranno in futuro.

Io: Definisci la tua ricerca artistica con tre termini in cui ti riconosci.

MP: Immersiva, evocativa, modulare.

Monica Paulon | “Soffi dalle mie trame”

Io: Il progetto del cuore per il futuro?

MP: Il progetto per il futuro appartiene ancora all’invisibile, Ma quando piano piano si mostrerà, gli sarà data la giusta attenzione e cura perché si manifesti.

Monica Paulon | “Meraviglioso mondo”

Chi è Monica Paulon

Nel codice dell’anima di Monica Paulon c’è la seta e l’acqua, la lana e il sapone. Non per caso, ma per daimon, Monica Paulon nasce a Como il 6 novembre 1970. La madre, instancabile donna di origini calabresi, per arrotondare lo stipendio rifinisce a mano le cravatte in seta prodotte nel territorio comasco. Monica cresce tra colori e fruscii serici e, fin da bambina, ogni volta che incontra un vecchio tessuto, scartato o fallato, ne immagina il suo riutilizzo. Impara l’arte del recupero dal padre Angelo, operaio, che ama riciclare ciò che gli altri scartano. D’estate, al lavatoio con la mamma, Monica gioca con acqua e sapone, ma è durante i soggiorni dalla zia paterna in Trentino che scopre quel tessuto non tessuto di cui si innamorerà per le sue molteplici caratteristiche, l’anello mancante per unire in modo naturale tutto ciò che ama, che vuole recuperare e trasformare. Adolescente, sceglie una scuola per diventare stilista di moda, ma è uno studio di architettura e design ad aprirle le porte del mondo del lavoro. Più tardi, un laboratorio per il feltro della scuola steineriana, che frequentano i suoi bambini, le fa riscoprire l’antica tecnica tessile del felting, il cui ricordo è ancora nelle sue mani.


Nel 2003, crea il marchio ARTEFELTRO: in una sua originale interpretazione della filosofia dell’upcycling, autoproduce capi unici unendo personalmente gli scarti serici a lane pregiate, realizzando così abiti e accessori in feltro de-luxe, 100% handmadeincomo, 100% organico. Opere d’arte di uso quotidiano: non semplicemente vestiti, ma stati d’animo. Nel 2007, espone a MilanoUnica. Nel 2008, partecipa a Pitti Immagine con dei quadri in feltro per Millefili S.p.a. Disegna e produce accessori per PenelopeSposa di Brescia. È presente alla prima edizione di C.L.A.S.S. (Creativity Lifestyle Sustainable Synergy) di Milano. Nel 2009, la sua Capsule Collection viene selezionata da Inside di White.


Nel 2010, collabora con la Cooperativa Alice, conducendo dei laboratori di feltro per le detenute all’interno della Casa Circondariale di Bollate.
Propone e realizza il progetto “Riprendiamo il filo della matassa”, per riportare le arti tessili nelle prime classi elementari comasche. Crea Filosophy, un plaid in cachemire e seta per Bonaldo S.p.a. Negli ultimi anni partecipa ad eventi dedicati all’alto artigianato artistico, sempre più vicina al mondo dell’arte contemporanea Nel 2015 crea il suo primo quadro tessile, “Pesce di plastica”, e nel 2019 inaugura a Bergamo la sua prima mostra personale, “Soffi dalle mie trame”.

Le sue opere hanno partecipato, tra gli altri, al Premio ArtKeys, ad Agropoli; a TRAMANDA 2019, a Chieri (TO); al Festival “Il rumore del Lutto”, con un’installazione per il teatro Tocco, Galleria Alphacentauri, (Pr); a “Trame a Corte”, Rocca di Sala Baganza (PR) con l’installazione “Vestirsi di luce” e con l’installazione “Meraviglioso Mondo” al Festival della Coscienza di Berceto (PR).

Monica Paulon | “Soffi dalle mie trame” | particolare

Contatti:

Fb Monica Paulon Como Instagram monicapaulon_fiberart website http://www.artefeltro.it

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