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Giulia Spernazza

Dagli esordi tra pittura e scultura fino ad approdare alla fiber art, la sperimentazione con la cera, i tessuti, la carta e poi il ‘libro’, elemento intorno al quale ruota molto del suo lavoro; Giulia Spernazza si racconta in questa intervista, tra tecniche, materiali, linguaggi e simboli.

Elaborazione del pensiero. | micro installazione | tessuto cerato | cm.90 x 40

Io: Come è approdata alla fiber art la tua ricerca artistica?

GS: La mia ricerca è cambiata molto negli ultimi tre anni. Prima di allora si muoveva tra pittura e scultura con linguaggi distinti e nel tempo questo iniziava a farmi sentire un po’ scissa. La ragione di questa dicotomia corrispondeva a due approcci diversi tra loro in quanto legati a bisogni diversi. La pittura mi consentiva di esprimere la mia parte contemplativa e introspettiva con la realizzazione di paesaggi suggeriti, per lo più marini, resi essenziali con le sovrapposizioni di sottili strati pittorici tonali in cui il lavoro procedeva molto lentamente. In questo tipo di ricerca fondamentale era il mio profondo legame con il mare, dove sono nata, cresciuta e vivo tutt’ora.

Serie Inside plexiglass | Indifferent process | teche su pannello a neon | cm.60 x 30

La scultura invece mi permetteva di “liberarmi”, la modellazione in cera consentiva un approccio più immediato e istintivo con la materia. Il risultato erano delle figure umane appena accennate spesso in rapporto ad elementi naturali e legno di recupero preso dal mare. Ad un certo punto ho sentito la necessità di unire questi due linguaggi, queste due parti di me, quella riflessiva e quella istintuale, e così ho iniziato a sperimentare con altri materiali per esprimere quell’attitudine al silenzio, resa con dissolvenze pittoriche, attraverso la materia e la tridimensionalità. Allontanandomi gradualmente dalla pittura su tela e utilizzando la cera come medium, avevo bisogno di rivolgermi ad altri supporti che mi consentissero di esprimere con un linguaggio univoco quella dualità spirito/materia. Il punto di svolta fu la mia personale Natura pura nel 2018 alla Galleria d’Arte Faber di Roma con opere che testimoniavano questo passaggio: l’abbandono della pittura tradizionale e ogni riferimento alla figura umana per esprimere l’essenzialità e la purezza della natura. Fu anche la prima occasione di realizzare un’installazione con il tessuto. Capii che le possibilità della fiber art sono davvero infinite.

Big book 1 | tessuto cerato | cm.100 x 160 | 2018

Io: Nella maggior parte dei tuoi lavori si intuisce una radice comune, il libro. Qual è la ragione ed il significato di questo tema?

GS: La ricerca sul libro d’artista è da alcuni anni motivo di indagine e riflessione sul tempo, il proprio vissuto e le esperienze come trasformazione/cambiamento. Le stratificazioni, simbolo dei vari passaggi dell’esistenza che sedimentandosi al nostro interno ci aiutano ad evolvere e la resa polverosa dei lavori tendono a evidenziare lo scorrere del tempo e l’impermanenza di ogni cosa. Il libro diviene un simbolico “contenitore di memorie” in cui far risuonare la vita di chi l’osserva. Il linguaggio minimale e la resa monocromatica contribuiscono a rendere le opere  la “narrazione” di una vita qualunque, perché della vita in senso assoluto. Il chiaro riferimento al libro si è tradotto in seguito anche nella serie big book, lavori di grandi dimensioni su tessuto, bidimensionali e tridimensionali, in cui permane la lavorazione strato su strato.

Big book 3 | L’eco del tempo | 2020 | tessuto cerato e filo | cm. 155 x 145

Io: Quali sono i materiali che prediligi e quali sono i criteri con cui li scegli?

GS: Il materiale che unisce i miei lavori è la cera, di tipo diverso a seconda del risultato che voglio ottenere. La utilizzo come base per le opere realizzate in tessuto e in carta. Prediligo i materiali che filtrano la luce e che mi consentono di creare un dialogo tra i vari strati e gli elementi di cui è composta l’opera. Sperimentando ho iniziato a utilizzare il velatino (usato nel restauro) e la tarlatana (usata nell’incisione per pulire le lastre di zinco), tessuti molto sottili e a trama larga che immersi nella paraffina divengono rigidi e modellabili allo stesso tempo, consentendomi di rendere visibile ogni sovrapposizione per la loro capacità di filtrare la luce. Altro materiale che utilizzo è la carta, soprattutto giapponese, che imbevuta di paraffina posso modellare per creare delle forme quasi scultoree ma semitrasparenti in cui poter ad esempio inserire degli elementi naturali. Questi li reperisco per lo più dove vivo, mi faccio ispirare dalle forme prediligendo quelle più sottili e fragili.

Installazione per Artrooms | 2019.

Io: Dalle piccole opere su carta a grandi installazioni molto complesse, qual è la genesi delle tue opere dall’idea alla realizzazione?

GS: La mia ricerca si muove in più direzioni, mi piace potare avanti più serie perché sono discorsi che evolvono e su cui ritorno. Raramente realizzo un’opera a sé; è solitamente collegata alla serie a cui appartiene. Ciò non vale per le installazioni, ovviamente, dove fondamentale è lo spazio per cui è concepita e dove parto da un’idea. Questa può nascere da un periodo che sto vivendo e da una riflessione su qualche argomento, come ad esempio la pandemia e la quarantena sono lo spunto per una installazione a cui sto lavorando in queste settimane. Procedo nel mettere su carta l’idea con una serie di schizzi funzionali a sviluppare ciò che voglio esprimere, successivamente metto in scala le dimensioni dello spazio e colloco gli elementi nello spazio per capirne le proporzioni. Questa fase preparatoria tuttavia è soggetta a modifiche nel momento in cui comincio a vivere e lavorare nello spazio; l’ispirazione iniziale è per me la cosa più importante e nell’installazione la difficoltà sta nel trasferirla in uno spazio ampio con cui si trova a dialogare.

Big book 2 | tessuto cerato | cm.75 x 110 | 2020

Io: Utilizzi molteplici tecniche nelle tue opere.  Quali sono quelle che preferisci e che ritieni ti appartengano maggiormente e perché?

GS: La tecnica che prediligo negli ultimi anni è principalmente quella di imbevere tessuti e carta nella cera liquida. Ciò che cambia è la presentazione dell’opera: la serie Big book vede opere in tessuto cerato di grandi dimensioni lasciate libere, mentre gli Art book sono opere di piccole dimensioni fissate su supporto rigido e collocate in cornici a cassetta o in teche di plexiglass. La serie Poesie materiche contiene opere molto varie, in tessuto o carta giapponese cerata in cui spesso colloco degli elementi naturali. Un’altra serie che sto riprendendo in questi mesi e Inside plexiglass iniziata nel 2018, in cui diversi elementi sono inseritii all’interno di teche volte a creare dei microcosmi in cui essi appaiono sospesi, misurandomi con il concetto di vuoto. Ora invece ho iniziato a colare nelle teche la paraffina, creando un effetto pieno ma semitrasparente, in cui gli elementi emergono progressivamente dal fondo. Il mio lavoro è poliedrico, mi piace sperimentare e lo faccio in maniera molto naturale, penso sia la parte più interessante. Credo che, pur usando tecniche o supporti diversi, il mio linguaggio sia molto riconoscibile e univoco poiché ci sono profondi punti di contatto a livello concettuale e formale – con una propensione al minimalismo e alla ricerca dell’equilibrio – come anche sul piano emotivo.

Omaggio a Giorgio Morandi | 2019 | tessuto cerato | cm-15 x 25 x 15

Io: Quali sono le tue fonti di ispirazione e gli ambiti della tua ricerca?

GS: Le mie fonti di ispirazione nell’ambito della storia dell’arte sono molte, anche molto diverse tra di loro. Per la mia formazione è stata molto importante la lezione di Felice Casorati, maestro indiscusso della strategia della composizione, e, sul piano cromatico, Giorgio Morandi. Credo che quest’ultimo sia stato uno dei pittori che meglio hanno trasmesso un’arte al di là delle forme: le sue nature morte, realizzate con uno straordinario tonalismo, erano composte di oggetti semplici e di uso quotidiano che sprigionavano un senso di mistero e che parevano sospendere il tempo e lo spazio. Nella loro composta poesia e liricità sembrano essere dotati di un’anima, trasmettitori della sua immensa sensibilità. Per quanto riguarda la scultura uno dei maggiori artisti che ispiravano i miei lavori quand’erano ancora legati alla figura, era l’esistenzialismo di Alberto Giacometti. Negli ultimi anni la mia ricerca si ispira all’arte povera, adoro le opere di Giuseppe Penone, Giovanni Anselmo, Pier Paolo Calzolari, Pino Pascali e Jannis Kounellis. L’ Arte povera, come la definiva Germano Celant, purtroppo scomparso recentemente, “si manifesta nel ridurre ai minimi termini, nell’impoverire i segni, per ridurli ai loro archetipi”. Mi affascina soprattutto la sua missione di ricollegare la vita all’arte e l’aspetto legato all’installazione. Altro grande artista che amo è Ettore Spalletti, anche lui venuto a mancare da poco, capace di creare forme di toni cromatici raffinatissimi, delicati e intrisi di luce e materia in perfetta armonia con lo spazio.

Poesie materiche | trittico | 2019 | tecnica mista su pannello | cm. 90 x 40

Io: La trasparenza è il tuo ‘colore’ d’elezione.  Quali sono le ragioni di questa scelta?

GS: Le ragioni della trasparenza di molti dei miei lavori sono legate ad un desiderio inconscio di creare Opere che in un certo senso trascendano la forma e quindi la materia. La mia ricerca interiore, di conoscenza del mio vero , si trasferisce naturalmente nelle mie opere, tese ad esprimere la mia parte più autentica ed essenziale.

Ripensando al mio rapporto col colore, anni fa la mia pittura era di tipo tonale, una tecnica che si caratterizza per l’accostamento di graduali variazioni tono su tono che donano al lavoro un aspetto molto delicato e poetico. Il motivo della scelta del tonalismo negli anni della mia formazione credo non si possa spiegare razionalmente, la predilezione per alcuni colori rispetto ad altri credo sia un processo inconscio legato alla sensibilità.  Essere nata e cresciuta in un luogo di mare penso abbia influenzato anche questa naturale tendenza ad usare i grigi, gli azzurri e gli ocra. Discostandomi dalla pittura mi sono ritrovata ad usare la cera allo stesso modo, aggiungendo quantità variabili di nero ad olio alla cera, ricreando gli stessi graduali e impercettibili passaggi cromatici. Inoltre, così come sovrappongo diversi strati di tessuto in modo che se ne percepisca ogni passaggio, anche la carta giapponese imbevuta di paraffina, usata spesso in modo tridimensionale, crea delle forme trasparenti in cui ogni piccolo elemento collocato all’interno appare custodito, protetto. Questa mia naturale predilezione per la trasparenza è legata in ultima analisi al mio desiderio di arrivare alla purezza.

Natura e luce | installazione | Galleria Imago Arezzo | 2019.

Io: Se dovessi indicare due termini che mi ispirano i tuoi lavori sarebbero SILENZIO e NATURA. Che ruolo hanno questi due elementi nella tua vita personale ed artistica?

GS: Hanno un ruolo molto importante. Fin da piccola ho avuto un legame molto intimo con il mare, sentivo il quotidiano bisogno di passarci del tempo per trovarmi o ritrovarmi. Credo che ognuno di noi abbia un luogo dove sente di entrare in contatto con qualcosa di più grande. La linea dell’orizzonte dove cielo e mare sembrano toccarsi risuonano dentro di me dandomi una intensa sensazione di infinito e un grande senso di apertura, ma nello stesso tempo ha la capacità di riportarmi al qui ed ora. Stare ferma ed ascoltare solo il rumore del mare, arrivare al silenzio della mente, questo stato interiore lo trasferisco nel mio lavoro. Non sempre riesco a non pensare al risultato, ma quando riesco a far fluire la mia energia rimanendo pienamente presente in quello che sto facendo allora realizzo che “l’azione priva di intenzione è l’essenza della gioia” (Eric Baret, Lasciar libera la luna).

Io: A quale progetto stai lavorando?

GS: A livello espositivo parteciperò al Festival SYART di Sorrento a Villa Fiorentini dal l’11 luglio al 6 settembre, mentre ad ottobre avrò una residenza con mostra personale, vinta nell’ambito del concorso Arteam cup, presso il MuSa (Museo del disegno di Salò).

A livello creativo voglio dedicarmi di più all’ installazione. Da tempo avevo delle idee da sviluppare ed ora posso sperimentarle nel mio nuovo studio, di grandi dimensioni, preso a gennaio e inaugurato insieme agli artisti Margherita Giordano, Mattia Morelli e Giovanni Longo. Abbiamo dato vita al collettivo Basement presso la Fondamenta Gallery, ex redazione di Inside Art; è nata subito una bella sinergia tra di noi. Stiamo lavorando assieme ad alcuni progetti: a fine luglio apriremo gli studi al pubblico (nel rispetto delle norme) e ad ottobre vorremmo organizzare una mostra nello spazio espositivo.

Serie Art book | Memories to preserve | 2020 | tessuto cerato, filo ed elementi naturali | cm.20 x 20 x 10

Io: Qualche sogno nel cassetto?

GS: Oltre ad augurarmi di continuare la mia ricerca in modo autentifico e appassionato,  un sogno che ho è quello di viaggiare di più. Non ho avuto la possibilità di farlo spesso e sarebbe un’esperienza meravigliosa fare un viaggio a contatto con la natura, magari in qualche isola incontaminata…

Serie Art book | Monumental book | 2020 | tessuto cerato, filo e paraffina | cm.20 x 20 x 20

Chi è Giulia Spernazza

Giulia Spernazza nasce nel 1979 a Roma, dove vive e lavora. Nel 1998 consegue il diploma presso il IV liceo artistico “A.Caravillani” di Roma e successivamente  il Diploma Accademico in Decorazione presso l’Accademia di Belle Arti di Roma.

Dal 2011 espone in permanenza alla Galleria d’Arte Faber di Roma, collabora con la Galleria RvB Arts (Roma), Artistica (Forlì), AM Studio Art Gallery (Napoli) e la Galleria Lazzaro di Genova.

Tra le principali esposizioni nel 2019 partecipa alla mostra “Ex Voto per arte ricevuta” presso il Museo Marino Marini (Firenze), ad Arteam cup presso Villa Nobel (Sanremo), alla IV Biennale del libro d’Artista presso la Fondazione Monti Uniti di Foggia e alla Fiera Internazionale Artrooms presso il Church Village (Roma). Nel 2018 effettua la tripersonale, con Kistina Milakovic e Fabio Imperiale, “La natura esposta” presso la Galleria Spazio Imago di Arezzo e tiene la mostra personale “Natura pura” presso la Galleria d’Arte Faber (Roma). Nel 2017 espone nella bipersonale con Alessandra Carloni “Cosimo” presso la Galleria RvB Arts (Roma). Nel 2015 partecipa alla mostra bipersonale “Il coraggio dell’abbandono”, con Arianna Matta, presso la Galleria d’Arte Faber e nel 2014 al Premio Adrenalina 3.0 alla mostra “Il mio Paradiso” presso il Macro Testacciola Pelanda (Roma). Nel 2013 viene invitata al 64° Premio Michetti “La bellezza necessaria” presso il Museo Michetti (Francavilla a Mare); nel 2012 al Premio Adrenalina “La nuova era tra simbolismo e tecnologia” presso il Macro Testaccio la Pelanda (Roma) e alla mostra collettiva “L’intimo mistico dell’opera” presso il Museo Centrale Montemartini (Roma). Nel 2011 viene selezionata per il XXV Premio Pandosia e per il Premio Arciere Isola di Sant’Antioco, a cura di Vittorio Sgarbi. Le sue opere sono entrate nella collezione del Museo Michetti (Francavilla a Mare).

Serie Inside plexiglass | Natura pura | 2018 | Trittico | cm.45 x 20 x 5

Contatti

website: www.giulia-spernazza.it

e-mail: s.aeva@libero.it

FB Giulia Spernazza

IG giulia_spernazza

Serie Inside plexiglass | Prayers | 2019 | tessuto cerato in teca di plexiglass | cm.12 x 16

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